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DELLA MUSICA COME LINGUAGGIO UNIVERSALE

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DELLA MUSICA COME LINGUAGGIO UNIVERSALE

di Franco Eugeni e  Piotr de Penslin Lachert

(estratto dalla voce : CHI SIAMO/Metodologia dell’AFSU – 3.01.2017)

Nella storia delle antiche Accademie, grande è stato l’apporto degli accademici musicisti. Tra tutti troneggia la figura del grande musicista austriaco Wolfang Amedeus Mozart (1756, 1791), e dei suoi contemporanei quali l’italiano Antonio Salieri (1750, 1825), l’altro austriaco Franz Joseph Haydn (1732,1809), che hanno mirabilmente trasferito la ogni possibile simbologia nelle loro opere. Basti allo scopo pensare al “Flauto Magico” (vai ad articolo di Federico Verrigni), opera nella quale Mozart ha fatto scontrare le forze del bene e del male, facendo trionfare, infine, gli ideali dell’umanitarismo, della libertà, della tolleranza e della universalità. Ricordiamo anche altri musicisti che contribuirono notevolmente quali in non meno bravi dei tre sopracitati, precisamente ricordiamo: Handel, Bach, Geminiani, Beethoven, Viotti, Cherubini, Spontini, Mendelssohn, Liszt, Sibelius. Noi tutti riconosciamo ai cultori della musica una maggior sensibilità a comprendere i simboli, infatti sappiamo noi tutti che la Musica è un “linguaggio di valenza universale” che esalta la libertà di spirito e di pensiero e che nella comunicazione,  accomuna assieme differenti razze ed etnie ed unifica le lingue più differenti e accosta tra loro le diverse culture creando un’oasi di Società aperta, che non ha l’eguale in altri campi, ivi compresa le opere pittoriche per certi versi più selettive.

Allo scopo riteniamo indispensabile che l’Accademia istituisca un Istituto di Musica popolare e anche folcloristica , che formi una struttura con valenze sia didattiche che di ricerca, per permettere ai nostri amministrati e possibilmente non solo a loro, corsi di educazione all’ascolto musicale.  

Il fine è quello di raggiungere la migliore rappresentazione dell’Armonia universale, l’ armonia ha insito in sé il concetto di “Equilibrio e di Giustizia”, specie se l’armonia . intesa come unificazione ed equilibrio degli elementi opposti, naturalmente in antitesi con il caos sonoro del mondo materiale, anche perché l’elemento unificante di tutte le magnifiche vibrazioni che l’arte musicale produce, facilitano l’Eggregore, cioè l’aggregazione indispensabile per fare i primi passi nella costruzione di un pensiero che unisca tra loro  tutte le componenti culturali dei nostri fin troppo frammentati saperi.

La parte che segue è interamente dovuta al Maestro Piotr de Penslin Lachert, recentemente scomparso e già membro della nostra Accademia, che continua ad irradiarci con la sua conoscenza della Musica.  Le sue opere sia musicali che sociali sono tutte da riscoprire, se non da scoprire. Ne porremo un elenco ed una semplificazione nella voce LIBRI.

Nel mondo musicale – scrive Piotr Lachert –  è prevista la funzione del Maestro d’Armonia, leggiamo ogni tanto: “musica più forte” o semplicemente “musica”. Sono purtroppo del parere che i nostri padri formatori, pur nella loro saggezza, non sempre hanno ricevuto il dono e il privilegio di amare la musica  né di conoscere la sua millenaria storia,  né di capire bene il suo ruolo durante una cerimonia esoterica, per non dire che non sapevano se  “si deve mangiarla col cucchiaio o colla forchetta”. Come spiegare altrimenti l’assenza TOTALE  di presentazione d’una qualsiasi forma “esoterica”  nella storia della composizione musicale?  Perché nella musica europea conosciamo tante Messe, Oratoria, Passioni, Requiem, Fanfare, Minuetti, Gavotte, Gigue, Aires, Valzer, Mazurka, ma niente, proprio niente che ha a che fare con l’esoterismo? Un fatto mi sembra essere fuori una discussione: il ruolo dei suoni in rapporto con la semantica dei testi che ci accompagnano sia verso la vita che verso la morte.

Ma perché i nostri padri, che hanno stabilito tutti i movimenti, spostamenti e gesti nei conclamati riti del mondo sociale, sia pure variabili con la geografia sociale,  non hanno fanno niente di simile  con la musica?  Incuria, dimenticanza, mancanza di cultura artistica? Purtroppo sappiano benissimo che la musica, i suoni organizzati artisticamente, i suoni ricevuti dai compositori, al di fuori del mondo cartesiano, sono fortemente afrodisiaci sia al livello sensuale, sia a livello religioso sia anche a livello sociale. Basta osservare con un po’ d’attenzione come si comportano le persone profane in confronto alla fascia di suoni che escono dalle casse a 1000 Watt durante un concerto/festival pop. Come forte e, a mio parere esagerata, è la reazione dei giovani in confronto ad un brano di scarsissimo valore artistico, ma diffuso in modo giusto (fortissimo) in un posto giusto (la legge della folla) accompagnato dagli effetti di successo garantito: lucci, fumi, costumi, pubblicità pazzesca…

Come è forte la reazione della folla, ma anche di un singolo cittadino quando sente l’inno sella sua nazione. Come commovente può essere l’interpretazione di un brano classico, come eccitante può apparire un’improvvisazione dei jazzmen. Nella nostra liturgia/rito non sono neanche previsti i momenti  per poter semplicemente ASCOLTARE la musica. A questo punto viviamo purtroppo nel Sahara.

Per concludere occore ricordare che la musica non conosce la semantica, non deve utilizzare le lingue. Alcuni compositori, perché di loro si tratta,  erano e saranno affascinati dal mondo di simboli, che influenzano l’immaginazione, dell’architettura del luoghi, della ricchezza dei ruoli sociali , della realizzazione di una società aperta e disponibile verso l’altro chiunque esso sia. 

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