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Viaggiatori negli Abruzzi nel 1500 e 1800

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I VIAGGIATORI NEGLI ABRUZZI NEL 1500 e 1800 – (scheda) di Franco Eugeni, già professore Ordinario nelle Università e Presidente dell’Accademia di Filosofia delle Scienze Umane.

Sommario. La presente è una breve e schematica scheda su quanto dell’Abruzzo è stato raccontato dai viaggiatori stranieri che per gra parte del 1800 hanno visitato gli Abruzzi.

Nel 1500 si rimanda a : S.Razzi , La vita in Abruzzo nel cinquecento – descritta da Serafino Razzi nel suo viaggio in Abruzzo negli anni 1574-1577,  Adelmo Polla Ed, Cerchio (AQ), 1990.

Nel 1825-1830 il Regno delle Due Sicilie è governato da Francesco I, figlio di Ferdinando I . Nel 1830- 1859 il nuovo re è Ferdinando II, detto il Re Bomba[1]!  

1830-1840 .- Torniamo all’estremo confine ed al nostro Abruzzo. Molte descrizioni dell’Abruzzo nelle varie epoche si hanno ad opera dei viaggiatori che hanno visitato la regione e che hanno dato le loro descrizioni. Vi è da dire che tra il 1750 e il 1806 la geografia politica dell’Europa in generale e dell’Italia in particolare subì profondi mutamenti, ed ulteriori modifiche tra 1806 e il 1815 quando l’Italia fu nelle mani dei Francesi di Napoleone Bonaparte e della sua famiglia. Furono diversi i viaggiatori che attraversarono l’Abruzzo, uno nel ‘500, Serafino Razzi, altri  tra la fine del 1700 e la metà del 1800. A parte i primi tre i cui viaggi risalgono a prima della fine del 1700, è al viaggio di Keppel Craven del 1831 che siamo più interessati. 

Sir Richard Colt Hoare [2](1758-1883),  Viaggiò a lungo in Italia e nel resto d’Europa, attorno al  1785 sono narrate le sue esperienze italiane e della Sicilia.

Tornato a Londra si dedicò inoltre allo studio delle antichità del Wiltshire, pubblicando altre importanti opere in proposito [3](Ancient history of North and South Wiltshire, 2 voll., 1812-21). Nel 1825 donò al British Museum la sua vasta raccolta di libri sull’Italia, che ora costituisce il fondo Hoare.  

Il conte svizzero Karl Ulysses de Salis- Marschlins (1760-1818) , nel corso del suo viaggio nelle Province del  Regno di Napoli,  annotava nel 1789[4], che per l’Abruzzo ulteriore II (l’Aquila) e per  il Molise,  “queste due province dell’Abruzzo (marsicano e molisano) fanno parte delle regioni più inesplorate del Regno; e viene ciò attribuito tanto al pericolo dei briganti, quanto alla mancanza dì una via maestra, diretta, attraverso le due province». Posti ai margini settentrionali dei distretti napoletani, gli Abruzzi e il Molise erano da secoli oppressi da piaghe endemiche, come un territorio brullo e montuoso, intervallato da insalubri paludi e fìtte boscaglie, una feu­dalità opprimente, un clero avido, una misera esistenza quotidiana, tale da individuare negli abitanti «la selvatichezza delle loro maniere e dei loro costumi, e lo stato primitivo delle loro idee, [che] appartengono ai tempi quando gli uomini vivevano in un perfetto stato di incoscienza, così per qualsiasi cognizione di diritto sociale, come per la religione istessa» (3). Un remoto angolo di frontiera, inaccessibile, solitario ed abbandonato dal governo centrale a se stesso, separato dallo Stato Pontifìcio da un incerto e labile confine.

Lord Richard Keppel Craven (1779-1851), altro viaggiatore inglese nella  sua opera sull’Abruzzo[5]  fornisce la sua descrizione del viaggio, del 1831, che fa da Bussi, attraverso Castellamare Adriatico e la futura strada adriatica,  per raggiungere Teramo, dove incontrerà un anziano e attivo 87-enne Melchiorre Delfico. Ci descrive un Abruzzo di meno di 200 anni fa, per noi incomprensibile, come per loro sarebbe il nostro di oggi,  in un libro del quale esiste una traduzione italiana “Viaggio attraverso l’Abruzzo, nella  traduzione di Ilio di Iorio per i tipi della  Adelmo Polla Editore, 1979-1982.

Il viaggio di Craven parte dal paesino di Popoli, nell’entroterra chietino. A cavallo, con un servitore al seguito, si dirigono verso il mare, passando ad una certa distanza dalla Fortezza di Pescara[6]. Essi costeggiando tutto il mare Adriatico, per raggiungere la città di Teramo, così come era nel primo Ottocento, descrivendo strade, insediamenti e paesaggi. Nel periodo di Craven[7] la carrozza era un mezzo essenziale per il viaggio[8], e dove questo non era possibile per le difficoltà dei percorsi  si usavano i cavalli, e ci si serviva  di “stazioni di posta dei cavalli” e delle “osterie”, ed è questo il caso di Craven. Si utilizzavano spesso lettere di presentazione per essere ospitati da benestanti locali, egli portava con se un servitore ed utilizzava guide locali. Vi era il problema dei guadi dei fiumi, in quanto mancavano i ponti e a volte la loro navigazione, spesso con barche malsicure e scomode se mancava la disponibilità di  traghetti.

Provenivo da Popoli – scrive Craven – nella direzione della  Fortezza di Pescara[9]. Avevo notizie su questo famigerato luogo costruito nel 1510 da Carlo V, opera di Erardo Barleduc e completato attorno al  1560. Sapevo che l’imponente struttura era a forma di quadrato in una zona, non troppo salubre, luogo, peraltro,  che non ero affatto interessato a visitare[10]. Costeggiammo il fiume Pescara, largo e calmo, a distanza si vedeva Castellamare[11], paese, che al contrario di Pescara, era frequentato d’estate per l’aria salubre. Il villaggio di Pescara non era visibile, salvo che per un campanile di una Chiesa. Le fortificazioni la circondano in un quadrato perfetto,  parallelo al fiume da un lato e al mare dall’altro. Pescara guarnigione di 2.000 soldati, che aggiunti ai 4.000 abitanti, che vivono in piccole case basse, in una zona d’aria insalubre, formano un villaggio di aspetto povero e desolato. Nei pressi di Pescara il traghetto sul fiume Aternus era usato anche per piccoli traffici di prodotti agricoli. Sapevo anche che il porto era a quell’epoca un sicuro ancoraggio per navi di piccolo tonnellaggio. Lasciammo la zona con un traghetto e passammo in prossimità alla vicina Castellamare, fino al guado del successivo torrente Saline, che potemmo attraversare grazie ad uno stretto e torbido letto d’argilla, poi raggiungemmo il guado del torrente Piomba[12]. Incontrammo Monte Silvano e Civita Sant’Angelo, cittadina questa di 4.000 abitanti. Proseguimmo per la piccolissima Silvi e subito dopo, su un’altura, ci apparve Atri, antica capitale degli Adriani. La città anch’essa di 4.000 abitanti, ricca di vestigie, fu patria dei Duchi di Acquaviva, il cui titolo risale alla fine del XIV secolo. Ci fermammo a mangiare presso una delle poche abitazioni, anche stazione di posta, esistenti sul mare, costruita di fango misto a paglia[13], una pinciara. Nonostante l’apparenza il cibo era speciale, la stalla per i cavalli ottima e avemmo, per un riposo, una camera ampia e pulita, quante poche ne avevamo incontrate. La cittadina di Monte Pagano[14] si vedeva sull’altura. Attraversammo, 4 miglia a nord[15], il guado del Vomano, e con una giornata di viaggio, attraverso un paesaggio monotono, raggiungemmo Castrum Novum, odierna Giulia Nova, che si stagliava su una altura a distanza dalla costa, con le sue Torri e le sue cupole, sopra campi mirabilmente coltivati. A Giulianova, ove non andai, il clima era malarico, come appresi da informazioni avute alla stazione di posta. Successivamente a Teramo, seppi che questo clima derivava da una precedente presenza di risaie “alternativamente tolte e impiantate”, che avevano prodotto l’effetto. L’impressione da lontano tuttavia, fu piacevole. L’unica via praticabile per Teramo, era la via che svoltava verso l’interno mentre, la strada del mare proseguiva verso nord. Ma per andare all’interno, verso Est, si doveva entrare dentro il letto della foce del fiume Tordino, che in epoca romana aveva nome Batinus. Percorremmo quel letto di fiume, per circa due ore, sopra aspri ciottoli. Poi risalimmo dal fiume su quella che ci dissero essere la nuova strada per Teramo[16], la strada progettata e realizzata da Carlo Forti, nominato da Re Gioacchino Murat come ingegnere del Corpo di strade e ponti con la delega per gli Abruzzi. Questa strada sostituiva il vecchio percorso pe la città che un tempo si raggiungeva, camminando a fianco del fiume. Arrivati in prossimità della città ci trovammo davanti ad un ripido burrone, sul quale non esisteva un ponte[17].

Infatti il ponte S.Ferdinando fiu inaugurato solo  dopo il 1840.  Dovemmo scendere e risalire attraverso un sentiero ondulato, ombreggiato da ulivi e querce. Osservammo che nella zona il cappero cresceva liberamente e vi era anche la presenza di aranci, in giardini privati, che però, come ci dissero, in inverno dovevano essere coperti.

Teramo, l’antica Interamnia  Praetutiana, si trova alla confluenza di due fiumi, il Tordino, e il  Vezzola, l’antico Albulates che, nelle piene, si colora di bianco, scorrendo su un letto di gesso. Entrammo su una breccia nelle mura in rovina e sgretolate, indegne di una capitale di provincia di 6.000 abitanti. L’interno della città si presentò pieno di vicoli stretti e di case miserabili. Fu difficile trovare una sistemazione in una delle due locande della città, ma in compenso la sistemazione fu discreta e il cibo ottimo.

Se la prima impressione serale fu negativa, il mattino trovammo una strada larga e ampia, con bei palazzi e ricche case, ben rifiniti, proprietà di famiglie colte e facoltose. Nella città vi erano poche fabbriche, ma esisteva un tribunale, le Chiese e una Cattedrale, degne della capitale dell’Abruzzo Ultra. Nella giornata trascorsa a Teramo fu di grande interesse il vedere i resti antichi, le vestigia di antichi teatri e terme, busti ritrovati, frammenti di sculture e di iscrizioni. Ma nulla è paragonabile con l’incontro e la conversazione che io ebbi con il Marchese Melchiorre Delfico[18], da cui fui ricevuto. Nei suoi 87 anni presentava ancora la grinta e la competenza di quell’importante statista ed illuminista che era stato. Era lui che ancora guidava il rinnovamento[19] culturale e tecnologico di quella città che, alla fine, si rivelò a me, ben più interessante e colta di quanto pensassi.

Questo racconto tende ad introdurci al tema dei perenni mutamenti sociali, con i quali noi conviviamo , e negli ultimi 50 anni i mutamenti osservati nel nostro mondo sociale sono stati incredibilmente rapidi e numerosi, così da non ricoscere più la società di solo un secolo indietro.

RIASSUNTO BREVE SU LORD CRAVEN. Craven si muove da Bussi a Teramo, con il suo scudiero e i cavalli aggirarono la zona malsana ove sorgeva la fortezza di Pescara, presero la strada che oggi è l’Adriatica. Allora non vi era nulla di cittadine sul mare, e i fiumi, privi di ponti si dovevano guadare. Superata la lontana visione di Atri, raggiunsero una “pinciara” a sud del fiume Vomano, in linea d’aria con Monte Pagano sull’altura, ove trovarono un alloggio pulito,  sistemarono i cavalli e ebbero una cena che Lord Craven definì la migliore della sua vita! Il viaggio continuò, raggiunsero il Tordino che guadarono in due ore, ma poi trovarono una strada meravigliosa, quella costruita da Carlo Forti. Ma arrivati nei pressi di Teramo dovettero scendere e risalire da un burrone per raggiungere la città il ponte S. Ferdinando sarà infatti terminato dopo il 1840).

 ALTRI VIAGGIATORI

 Edward Lear (1812-1888) pittore e scrittore inglese nella sua opera [20] è  stato, in primo luogo,  un importante “descrittore” dell’Italia, dove visse gran parte della sua vita, e dell’Abruzzo in particolare. I suoi viaggi nella nostra regione, tra il 1843 e il 1844, ci offrono la possibilità di conoscere la bellezza del paesaggio abruzzese di un tempo attraverso i suoi disegni e sulla base delle sue impressioni ed emozioni. Le donne con i loro costumi e gli stessi contadini sono immancabilmente presenti, e buon risalto è riservato alle donne di Scanno e dell’oasi orientale di Villa Badessa.

Il viaggiatore prussiano  del 1871 Ferdinand Gregorius (1821-1891), la cui opera è corredata da una biografia di Gregorius , scritta  dal suo compagno di viaggio, il tedesco Prof. Federico Althaus[21] (1829- 1892?). Gregorius studia le antiche leggende del luogo, ne ritrova tracce negli abitanti che ha modo di incontrare.

La viaggiatrice inglese Anne Mc Donald (?1850-? 1915), infuenzata dall’opera di Keppel Craven, investiga[22] sugli Abruzzi. Nella sua opera, più tarda, del 1908, fornisce le sue descrizioni, di un Abruzzo più recente. E’ accompagnata dalla pittrice Amy Atkinson. In un capitolo parla del brigantaggio.

Bibliografia minima e Note

[1] Per via delle bombe fatte buttare contro i rivoltosi a Messina, per i moti del ’48.

[2] R.C. Hoare, I miei diari di viaggio attraverso l’Abruzzo nella primavera del 1791,  Adelmo Polla Ed, Cerchio (AQ), 2002.Altre sue opere sono: Recollections abroad; Journals of tours on the continent, 4 voll., 1817; A classical tour through Italy and Sicily, 2 voll., 1819.

[3]  R.C. Hoare, Ancient history of North and South Wiltshire, 2 voll., 1812-21.

[4] Carl Ulysses von Salis Marschlins,Reisen in verschiedene provinzen des Königreichs Neapel, Zürich und Leipzig, Ziegler & Söhne, 1793. Opera recentemente  (2012) presentata dalla Adelmo Polla Editore, con il titolo “Viaggio per l’Abruzzo durante l’anno 1871”.

[5] R.K. Craven, Viaggio attraverso l’Abruzzo durante l’estate del 1831, ristampa Litografia Volpi Roma, 2011 per conto della Adelmo Polla Ed.

[6] La Città di Pescara non esisteva nel 1831, vi era la Fortezza usata come prigione, successivamente demolita in parte, situata su un territorio malsano e paludoso, non ancora bonificato. Pescara nacque dall’unione di Castellamare con  il villaggio di pescatori detto Pescara. Il tutto fu ratificato da un decreto Regio che ne istituì anche la Provincia – probabilmente ispirato dallo statista Giacomo Acerbo, pescarese  – nel 1927.

[7]Chi scrive osserva, per una collocazione temporale comprensibile, che Craven è morto nell’anno di nascita (1851) della sua bisnonna Diana ed è quindi coetaneo di un suo trisavol o.

[8] Nel 1831 era matura l’idea delle ferrovie, due anni prima vi era stata una gara di locomotive a Rainhill e fin dal  1823 si era costituita a Newcastle la Robert Stevenson e&C.  La prima ferrovia in Italia, sarà la Napoli Portici, del 1839.

[9] Di questa Fortezza oggi è rimasta la parte a sud del fiume Aterno-Pescara che ospitava i “bagni borbonici”. La struttura residua in Via delle Caserme, oggi considerata “la Trastevere pescarase” per i molteplici locali serali, ospita dal 1982 il Museo delle Genti d’Abruzzo. In prossimità la Casa natale di Gabriele D’Annunzio.

[10] In epoca borbonica, il piano inferiore della caserma fu adibito a bagno penale e dopo i moti carbonari del 1848, lo “Spielberg d’Abruzzo”, ospitò molti patrioti, tenuti in condizioni disumane e ai ferri. Nell’alluvione del 1853 la condizione di tenuta ai ferri fece si che molti di essi non potessero essere salvati,  infine nel 1865  scoppiò un’epidemia di colera, causata dalle  spaventose condizioni igieniche in cui vivevano i detenuti.

[11] Castellamare fu inglobata nella città di Pescara al momento della creazione di questa Provincia, nel 1927, ed è oggi la parte di Pescara nord.w

[12] Al tempo non esistevano ponti sui fiumi che si superavano attraverso i guadi. La costruzione delle strade e dei ponti avvenne ampiamente dopo il 1831, anche se le premesse erano nell’istituzione del Corpo di Strade e Ponti, di epoca murattiana,  alla cui direzione, per gli Abruzzi fu destinato il teramano Carlo Forti, cfr. F.EUGENI– E.RUSCIO, Carlo Forti, allievo di Nicola Fergola, ingegnere sul campo,. Edilgrafital, Teramo, 2004.

[13] Queste costruzioni erano le vecchie e tipiche pinciare, uniche costruzioni sul mare permesse dai Duchi di Acquaviva. Tali edifici avevano mura costruite con sassi tenuti da paglia e fango ed erano facilmente demolibili.

[14] Al tempo nella zona marina di Montepagano non esisteva la cittadina marina di Roseto degli Abruzzi che iniziò a formarsi dopo il 1860 assumendo i nomi successivi di Marina di Montepagano, Le Quote, Rosburgo come frazione di Montepagano. Nel 1927 fu assegnata alla parte marina il nome di Roseto degli Abruzzi e vi fu spostato il Comune.

[15] La pinciara ove Craven si fermò era, forse,  subito dopo l’attuale Pineto e prima di Roseto.

[16] Era questa la strada Teramo-Giulianova realizzata dall’Ing. Carlo Forti, un decennio circa prima, ma ancora priva di raccordo con la strada del mare e del ponte S.Ferdinando,  di superamento del burrone, che fu realizzato circa 10 anni dopo, l’arrivo di Craven.  La ferrovia Ancona –Pescara sarebbe nata sulla fine del 1863. La storia di questa strada e del relativo Ponte S. Ferdinando si trova in F.EUGENI– E.RUSCIO, op. cit.   

[17] Il Ponte S.Ferdinando in effetti era in costruzione e fu ultimato solo alla fine del 1840.

[18] Melchiorre Delfico (1744-1835), importante personaggio operante nel Regno delle Due Sicilie con i Borboni, i Francesi e con i Borboni ancora. Fu una specie di Ministro degli interni sotto Gioacchino Murat. Cfr. appendice in  F.EUGENI– E.RUSCIO, op. cit. o la voce Melchiorre Delfico su Wikipedia. 

[19] Melchiorre Delfico, che in altro articolo ho definito “un illuminista ingiustamente dimenticato”  fu il fondatore della così detta “Rinascenza Teramana”, movimento culturale che probabilmente era la versione profana della Loggia Massonica fondata dallo stesso nel 1775. Si veda l’appendice di F.EUGENI– E.RUSCIO, op. cit.  

[20] E. Lear “Escursioni illustrate dell’Abruzzo”(1843-1844).

[21] F.Gregorius, Viaggio in Abruzzo nel 1871, con biografia dell’autore del prof.

[22] A.McDonald, Viaggio in Abruzzo nell’anno 1908, Adelmo Polla Ed, Cerchio (AQ), 2004.

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